giovedì 23 dicembre 2010

Odio.

Io lo odio veramente. Non sono solo le mani che si muovono freneticamente immaginando la sua gola, non è solo il sangue che affluisce torrente nelle mie tempie; così sarebbe rabbia, rabbia soltanto. No, è molto peggio; è un sentimento che cresce nel petto, lento, che apre le costole come fossero fatte di burro e sale. E' il cervello che spento smette di reagire, una lama trafigge le meningi, liquido che si riversa putrido nel mio cranio; è voglia di vederlo morto. Ma la ragione ovviamente impone il rispetto per la vita umana, ovviamente allontana anche solo la possibilità di un'azione lenitiva, anche solo di un graffio. C'è chi direbbe di essere troppo signore per alzare le mani, io no, sono solo troppo fiero della mia intelligenza; però poi, qui, mentre rielaboro, la mia carne riassorbe il veleno, in toto, completo. E fa male, dio se fa male.

venerdì 10 dicembre 2010

Non c'è Ford nel mio futuro.

Le note di una ballata strana accompagnano le mie riflessioni che si adagiano, piano, sul fondo di una bottiglia mezza vuota, o mezza piena, o come vi pare. Le guardo, le lettere scintillano chiare mentre scendono lungo il vetro opaco, ma poi si confondono, si mischiano, diventano una pozza melmosa d'inchiostro e di birra. S'appiccica agli occhi, è colla e mi stranisce, ma non importa: devo tornare ai miei pensieri; magari se non ci penso o penso ad altro o penso di pensare a nulla o ad altro mi passerà questa nausea che mi percorre come un brivido la schiena risalendo fino al cervello. Spegnerlo, devo spegnerlo. Ma se lo spengo torna il fango della bottiglia e non lo voglio; o forse si. O forse si e no nello stesso tempo, mah, proprio non lo so più. E Ford? E lui non ha nessun significato, esattamente come quello che scrivo ora. Non c'è catena di montaggio nel mio pensiero.