mercoledì 29 giugno 2011

Jerusalem

La mia Jerusalem
vive negli occhi di chi non vede,
parla della voce
senza fiato,
di chi non ne ha mai avuto.

Racconta storie dimenticate
agli angoli delle strade,
lasciate
alla luce del sole
che non vuole
più scaldare.

E io cammino dentro di lei:
sento il suo sangue
mentre lei è le mie vene vuote,
cave,
come cave di marmo abbandonate.

Parla al suo eco
con il tono di chi conosce
le speranze
di chi non ha potere;
c'è chi piange
alle soglie delle sue porte,
mentre ride senza volto.

Non importa, dico davvero,
se non capite cosa intendo
quando grido il suo nome
mentre il vento mi risponde,
serio come un padre.

Una cosa io vi chiedo,
vi prego,
signori,
ridatemi la mia Jerusalem.

sabato 11 giugno 2011

Il Passeggero

Io sono il Passeggero, mi presento.
Sono il posto vuoto nel treno della tua vita
che corre sopra un binario morto;
finestrino chiuso ed appannato
che non ti fa godere del paesaggio.
Stringo la tua mano nella mia fredda e sudata
di mille viaggi, da cui non sono mai tornato.
A te la mia memoria.

Inchiostro fresco sopra al biglietto
macchia le dita;
sono macchina obliteratrice fuori uso
che ti sorride.
Caldo e freddo, io sono il nervoso.

Il vicino che non ti fa dormire;
io, fastidio del tuo posto scomodo.
Piacere, il mio nome è Passeggero.
Il tempo mio è nelle ore che non passano,
voce in catene nel lettore scarico
nella tua borsa,
a cui non riesci a non pensare.
Guardala, la mia bocca è controllore.

Vagone che oscilla,
ascolta il senso di nausea:
la cabina troppo stretta come torace,
le mani che tremano sono il mio cuore.
Io sono claustrofobia.

Il mio corpo è treno tutto
che deraglia;
resisti, sono solo un passeggero.