domenica 6 febbraio 2011

Chi più, chi meno, o più o meno forse tutti.

Avevo tutto nella testa, lo giuro.
Avevo parole per ognuno di voi, lettere che raccontavano quale pezzo di storia vi eravate portati via, senza neanche chiedere. Raccontavano la mia vita scandita dalla vostra immagine, dalla voce delle vostre scelte; una vita scandita dai rimpianti.
E ora? Ora non mi rimangono che foto, sorrisi impressi nello schermo che non posso più toccare, la mia aria trascinata lontana dal vostro respiro, quel respiro che non riesco più a sentire. Niente è rimasto di quel che vedo; tutto è cenere e, dio, ho le mani sporche di un fango che non riesco più a lavare.
I ricordi si frammentano, le voci scompaiono, gli eventi meno nitidi e gli odori dei luoghi più lontani non li ricordo più; i nomi diventano parole dissociate dai lineamenti che li accompagnavano, i suoni diventano innocui, distanti, la nebbia cala nella mia memoria.
Vi prego, aiutatemi a ricordare.

sabato 5 febbraio 2011

Pesante, pesante da morire.

Le ossa pesano tonnellate quando il sole scende al di sotto delle palpebre dei miei occhi, i muscoli non reggono un altro giorno calcificato nel legno marcio del mio scheletro; mi piego, il vento culla il sonno di mille notti donate al fuoco della vita senza calore, senza colore. Il bianco è marchiato a fuoco sulla mia pelle, indelebile come vernice, cancro in metastasi che si diffonde lento, cellula infetta; il nero resta a guardare, fissa le gocce cadere, canta afono lo stillicidio del mio pensiero liquido, statico; tutto diventa uguale, sempre uguale. Il peso non conta, è l'inizio e la fine di ogni istante. A me non resta che contarli, distinguerli come fossero tutti importanti nel loro centimetro, all'interno della loro dignità fatta di vuoto; ma sono solo uguali, indifferenti come il mio sguardo che li apre, dilania la loro carne e ne fa fregio. E io, io mi perdo nel mare torbido, sporco del loro sangue e della mia memoria; e gli istanti diventano anni, venti anni, raggiunti, finiti, seppelliti i quali mi rendo conto che, in fondo, sono miliardi di momenti soli.
Pesante, pesante da morire.