sabato 16 luglio 2011

Nelle mani.

Guardo le mie mani

costellate

da punti

di un disegno indefinito.

Ci vedo i molti volti

di mio padre,

di mio nonno;

vedo ciò che sono.



I calli parlano

delle mura scalate

per prestare

sangue e tributo

al mio dio personale;

recitano senza sosta

il grido

del sacerdote:

funebre,

candido come il volto

di una figlia.



Ma il suo tempio è profanato,

il mio tempo perduto,

le ali spezzate,

per far posto al progresso

ed il suo putrido grasso;

puzza di morte

e di vergogna.



La gogna della mia mente

apre al cielo nero

dell'impiccato alla corda

dei propri impegni;

non un momento perso

sotto le unghie,

annerite

dalla terra bruciata

dal sale

che ho sparso intorno a me.



Non un sorriso,

non una smorfia,

niente vita nelle mie mani,

chiuse;

solo palmo a palmo.



Questo e solo questo

è tutto ciò che vedo.