venerdì 23 luglio 2010

Alla mia Luna.

Osservo; e il divenire diventa statico.

La tua luce, che mi rese dinamico, muore
nelle pupille fragili della Dea dell'arenaria;
clessidra ferma e chimera del mio cuore
un attimo solo, mentre mi nutro della tua aria.

Momenti immobili, onde ferme dell'anima
mentre crepita il battito, lento nella sua smania,
di parole di miele, acqua e zucchero; s'appiana.

S'appiana il mondo nel suo orizzonte, il cielo,
le stelle che ancora guardano un bacio rubato;
lampi di sabbia nei miei occhi stanchi sono il gelo
che congela il sale delle lacrime di un pianto antico.

Osservo; e il divenire ritorna statico.

L.N.

giovedì 22 luglio 2010

La mia memoria

La gente mi parla spesso e, a volte, mi capita anche di ascoltare.
Mi conducono nei loro ricordi, mi tendono la mano per poter camminare fra immagini di vite che mai mi apparterranno, che non mi sono mai appartenute. Navigo lento nel mare limpido della loro memoria, mi nutro affamato di nomi e di date che non conosco, che mi sfiorano soltanto.
Sento le voci polverose di antiche chiacchiere portate via dal vento, vedo il sudore su fronti che il mio stesso sole non ha mai baciato; io vivo le loro vite, ora, nel momento in cui qualcuno me le racconta.
E poi muoio, fra le pieghe delle labbra di un discorso muto che volge al termine.
Io? Io non racconto, non racconto mai.
Ho problemi di memoria a lungo termine; e me ne dispiaccio.

venerdì 16 luglio 2010

Caldo umido.

Un manto denso avvolge le mie mani mentre scrivo queste parole; perle di sudore sulla mia fronte, gli occhi si chiudono e il solco delle lacrime amare dei giorni andati si riempie di nuovo sale.
Un altro passo della mia vita, un altro momento dimenticato fra gli anni passati della giovinezza più pura e quelli ancora venuti della maturità più piena: e cammino, una corsa in folle dove solo la gravità conduce il mio moto lungo la discesa. Non uno schianto, non un momento di pausa; le gambe cedono, il respiro affannoso non restituisce ossigeno a queste membra lacerate dalla lama del vento e del tempo perso.
Non posso guardarmi indietro, ma non ho nemmeno possibilità di guardare innanzi; non sono che un attimo della mia vita, un momento dell'appiccicoso divenire dei processi vitali che con costanza nutrono il mio corpo.
Io sono l'aria che respiro in questo momento, sono la pelle delle mie mani.
Io sono il caldo umido che ora mi avvolge.