mercoledì 11 maggio 2011

Tanta gente al suo suicidio.

Vorrei l'anima in libertà, vorrei l'anima di Irene.
Mentre il giorno muore, con il cielo che diventa più scuro, ogni minuto, sento il bisogno di qualcosa di cui non so il nome; voglio qualcosa che mi riempia la vita, completamente. Forse è solo la noia, forse è che sono triste perché mi sento solo in questa prigione fatta di stanze che conosco come fossero le mie tasche.
Le sbarre d'aria e parole sono più resistenti dell'acciaio, non mi lasciano assaporare il profumo dei miei vent'anni; il periodo più vuoto della mia vita. Voglio una luna in fondo al pozzo che mi guardi e mi sorrida, voglio pensieri sul cuscino che mi offuschino la mente fino a farmi impazzire; desidero essere ubriaco di ogni cosa.
E invece guardo tutto come se non ci fosse niente di mio, anche se possiedo il mondo; osservo gli occhi spalancati di un neonato e non vedo nulla, sbatto contro un soffitto fatto di cartone e non lo sfondo. Sono prigioniero della mia pelle, ancorato a questi piedi senza potermi sollevare: voglio vincere la legge universale che mi costringe qui, in catene da sempre.
Due ali al posto delle mani, voglio una lingua che canti delle gesta di eroi antichi; le loro ossa contro le mie, le loro vite al posto della mia.

Irene è alla finestra e tanta gente è al suo suicidio.