mercoledì 29 giugno 2011

Jerusalem

La mia Jerusalem
vive negli occhi di chi non vede,
parla della voce
senza fiato,
di chi non ne ha mai avuto.

Racconta storie dimenticate
agli angoli delle strade,
lasciate
alla luce del sole
che non vuole
più scaldare.

E io cammino dentro di lei:
sento il suo sangue
mentre lei è le mie vene vuote,
cave,
come cave di marmo abbandonate.

Parla al suo eco
con il tono di chi conosce
le speranze
di chi non ha potere;
c'è chi piange
alle soglie delle sue porte,
mentre ride senza volto.

Non importa, dico davvero,
se non capite cosa intendo
quando grido il suo nome
mentre il vento mi risponde,
serio come un padre.

Una cosa io vi chiedo,
vi prego,
signori,
ridatemi la mia Jerusalem.

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